La storiografia sul colonialismo italiano finora si è interessata poco all'aspetto penitenziario della repressione del dissenso politico e della lotta anticoloniale in Eritrea. Questo libro affronta la questione concentrandosi, in particolare, sulla pratica della deportazione verso l'Italia dei dissidenti eritrei, molto usata soprattutto nel primo periodo dell'amministrazione coloniale. Le traiettorie della deportazione e della repressione, inoltre, si incrociavano: mentre i dissidenti eritrei venivano mandati in Italia, nel biennio 1898-1899, all'indomani delle cannonate milanesi di Bava Beccaris, numerosi cittadini italiani già soggetti a provvedimenti di domicilio coatto furono trasferiti in Assab. La pratica della deportazione penale verso l'Eritrea non durò a lungo, eppure costituisce, nella sua unicità, un caso giuridico e politico importante, che fece parte di un lunghissimo dibattito sulla questione delle colonie penali che coinvolse politici, giuristi ed amministratori coloniali. Dissenso politico e opposizione anticoloniale spesso si sovrapponevano più tardi, in epoca fascista, come nel caso di Menghistu, giovane studente eritreo in Italia che nel 1936 fu condannato al confino per avere ‹‹esternati accaniti sentimenti antitaliani e anifascisti››. Una vicenda umana e politica che questo libro icostruisce nei dettagli, per restituirla alla memoria collettiva.
Pagine: 143
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