Bakunin - il demone della rivolta. Tra insurrezioni, complotti e galere i tumulti, le contraddizioni e l'incontenibile passione rivoluzionaria dell'anarchico russo
Durante la rivoluzione del 1848 Marx redigeva un giornale,
beninteso rivoluzionario, mentre Bakunin combatteva sulle barricate
di Praga e di Dresda. Questa diversità si può esprimere così:
Marx lo si studia, Bakunin lo si imita.
Hans Erich Kaminski
Michail Bakunin (1814-1876), nato nobile e morto in miseria, attraversa impetuosamente il suo secolo in nome di un'idea esagerata di libertà che sconvolge l'immaginario politico europeo. Pensatore rivoluzionario che tempra le sue idee nel fuoco dell'azione, accorre in difesa delle barricate di mezza Europa, collezionando condanne a morte in vari imperi e sopravvivendo a carcerazioni durissime. Deportato in Siberia, scappa – su slitte, cavalli, treni e velieri – per tornare lì dove la rivoluzione lo chiama: in un'Europa in ebollizione in cui lo aspettano altre barricate e altre insurrezioni. Vinto ma non domato, muore usurato da una vita segnata da mille sfide mentre – irresistibilmente – sta progettando nuove rivoluzioni e nuovi mondi.
Non solo il rombo della sommossa, il tumulto nelle piazze,
ma anche la concitazione della vigilia, i segni in codice, le parole d'ordine
lo rendevano felice. Perseguitato da dicerie, leggende, calunnie,
imprecava e tuonava, incoraggiava e prendeva decisioni
per giorni e notti intere.
Hans Magnus Enzensberger
Pagine: 192
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